I disturbi alimentari sono patologie complesse e potenzialmente letali, che si manifestano con comportamenti alimentari anormali, distorsioni dell’immagine corporea e disturbi del peso. Tra i disturbi alimentari più noti vi sono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata. Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), per diagnosticare un disturbo alimentare devono essere soddisfatti alcuni criteri specifici, tra cui il comportamento alimentare alterato e la presenza di disturbi psicologici correlati.
L’anoressia nervosa è caratterizzata dalla restrizione dell’assunzione di cibo, accompagnata da una percezione distorta del proprio peso e della propria immagine corporea, con conseguente paura di ingrassare e di diventare obesi. I pazienti con bulimia nervosa hanno episodi di alimentazione incontrollata, seguiti da comportamenti compensatori, come il vomito autoindotto o l’abuso di lassativi. Nel disturbo da alimentazione incontrollata, i pazienti hanno episodi di abbuffate senza comportamenti compensatori successivi.
Secondo uno studio di Arcelus et al. (2011), la mortalità nei pazienti con disturbi alimentari è tra le più alte tra tutte le malattie psichiatriche. In particolare, la mortalità per anoressia nervosa è del 5,9%, mentre quella per bulimia nervosa è del 1,9%. Per questo motivo, è di fondamentale importanza una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo e adeguato.
Uno studio di Mason et al. (2021) ha utilizzato l’ecological momentary assessment per esaminare i fattori di mantenimento e le cognizioni legate ai comportamenti alimentari nei pazienti con disturbi alimentari. Questo tipo di valutazione consiste nell’uso di strumenti per raccogliere dati in tempo reale, nel corso della giornata, al fine di ottenere informazioni più accurate e precise sulle abitudini alimentari del paziente. Lo studio ha evidenziato l’importanza di valutare le cognizioni e i comportamenti alimentari dei pazienti in modo approfondito, al fine di individuare i fattori di rischio e di protezione
In aggiunta ai fattori di rischio, esistono anche fattori di protezione che possono aiutare a prevenire lo sviluppo dei disturbi alimentari. Uno di questi fattori è l’attività fisica regolare. L’esercizio fisico può avere un effetto positivo sulla salute fisica e mentale, aumentando l’autostima e riducendo il rischio di depressione e ansia, che sono stati associati all’insorgenza di disturbi alimentari. Tuttavia, è importante notare che l’eccesso di esercizio fisico può essere un sintomo di alcuni disturbi alimentari, come l’anoressia nervosa, e può quindi diventare un fattore di rischio.
Un altro fattore di protezione può essere l’educazione sulla salute mentale e sui disturbi alimentari. L’accesso alle informazioni corrette e la consapevolezza dei segni e dei sintomi dei disturbi alimentari può aiutare a prevenire l’insorgenza di tali disturbi e consentire un’identificazione precoce e una diagnosi tempestiva. Inoltre, avere una buona rete di supporto sociale può essere un fattore di protezione, in quanto può fornire un sostegno emotivo e psicologico durante i momenti difficili e ridurre lo stress.
Il trattamento dei disturbi alimentari deve essere personalizzato in base alle esigenze e alle caratteristiche del paziente. Tra le possibili opzioni terapeutiche vi sono la psicoterapia, la farmacoterapia e il supporto nutrizionale.
La terapia familiare rappresenta un approccio terapeutico utile per i disturbi alimentari, in quanto coinvolge direttamente i familiari del paziente. Questa forma di terapia si basa sulla comprensione del ruolo della famiglia nel mantenimento del disturbo alimentare e sull’importanza di coinvolgere la famiglia nel processo di cura. Gli studi hanno dimostrato che la terapia familiare può migliorare significativamente il risultato del trattamento per i disturbi alimentari, specialmente per i pazienti più giovani. In particolare, la terapia familiare è stata associata a una riduzione dei comportamenti alimentari disfunzionali, dell’ansia e della depressione, nonché a un miglioramento del funzionamento familiare e della qualità della vita dei pazienti.
La terapia familiare si concentra sulla promozione di un ambiente familiare sano e di una comunicazione aperta, sulla riduzione della pressione familiare per il controllo del peso e sul rafforzamento delle relazioni familiari positive. I familiari vengono incoraggiati a partecipare attivamente al processo terapeutico, a condividere le loro preoccupazioni e a lavorare insieme al paziente per superare le difficoltà. Un aspetto importante della terapia familiare è l’approccio collaborativo, che prevede che terapeuta e famiglia lavorino insieme per raggiungere gli obiettivi del trattamento. Il terapeuta aiuta la famiglia a comprendere il ruolo del disturbo alimentare nella dinamica familiare e fornisce strumenti per affrontare i problemi. La terapia familiare può essere associata ad altri approcci terapeutici, come la terapia cognitivo-comportamentale, per ottimizzare i risultati del trattamento.
In sintesi, la terapia familiare rappresenta un approccio terapeutico efficace per i disturbi alimentari che coinvolge direttamente la famiglia del paziente. Questa forma di terapia può aiutare a migliorare il risultato del trattamento, ridurre i comportamenti alimentari disfunzionali, l’ansia e la depressione, nonché migliorare il funzionamento familiare e la qualità della vita dei pazienti. La terapia familiare si basa sulla promozione di un ambiente familiare sano e di una comunicazione aperta, sulla riduzione della pressione familiare per il controllo del peso e sul rafforzamento delle relazioni familiari positive.
Infine, gli approcci di prevenzione efficaci dei disturbi alimentari dovrebbero includere l’educazione e la promozione di abitudini alimentari sane, così come l’adozione di uno stile di vita sano in generale. Ciò può includere l’incentivazione dell’attività fisica regolare, l’educazione sulla nutrizione e la promozione di abitudini alimentari sane, come il consumo di pasti regolari e la riduzione del consumo di alimenti ad alto contenuto calorico.
In conclusione, i disturbi alimentari sono una serie di patologie mentali che possono avere conseguenze negative sulla salute fisica e mentale degli individui. Ci sono molti fattori di rischio e di protezione che possono influenzare lo sviluppo dei disturbi alimentari, tra cui fattori biologici, psicologici, sociali e culturali. È importante prendere sul serio i segni e i sintomi dei disturbi alimentari e cercare aiuto professionale se si sospetta di avere uno di questi disturbi. Inoltre, la prevenzione dei disturbi alimentari dovrebbe includere l’educazione sulla salute mentale e sui disturbi alimentari, la promozione di abitudini alimentari sane e l’accesso a un sostegno sociale adeguato.
Bibliografia
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